SERENO COM'ESTIVO CIELO

 

A Ferdinando Giannessi

Longevità, tranquillo approdo

nella cala degli anni senza vento,

dondolio lene lento

sull'onda che piano si sfa.

 

Allora la vita mi fluirebbe

placidamente colme riposato discorso.

 

Chete e leggere le stagioni

mi verrebbero incontro,

mi ronzerebber, cangianti calabroni,

intorno, offrendomi

sole, offrendomi (doni

sempre utili e buoni) vento

nuvoli scrosci, ancora

sole, e, da me, vuotata

la saccata dei giorni,

via se ne andrebbero lievi

e tacite come all' arrivo,

ma con un poco sul viso

d'ombra di malinconia.

 

Ricca estate dagli occhi d' oro,

melodioso autunno di flauto

e siringa saputo, e tu inverno,

canuto novellatore, e tu,

fiato di fiore,

nome di festa,

primavera,

oh chi di voi, care stagioni,

chi sa dirmi la struggente dolcezza,

allora, dei nostri colloqui?

 

Sereno com'estivo cielo

godrei a starmi dei leggiadri nepoti

tra mezzo agli svoli, sicché

ore lunghe

partirei tra la casa

di giochi voci sempre sonante,

e l'orto fiorifero dove

un arbusto, uno stelo, un fiore,

leggiadre creature essi pure,

parimentì cure e amore

vorrebbero dalla mia mano.

Rosarii ch.'io piantai, potai

lungo gli archi degli anni!

Pomarii su cui si posò la calda ala

della mia tenerezza!

Ma le sere

al dolco tempo o asciutto,

quando la campanella sopra i tetti

stretti in grembo alla cavea montana

stupore e ombra ammucchia, timorato

e metodico alla chiesa

verrei puntualmente pe' tridui,

1'ore, le novene, i vespri.

(È dei vecchi la chiesa

vestibolo d' attesa per 1' aldilà) .

Peraltro né spezieria

e né caff è, palestre

frequenti di ciarle e gioco,

dove anche avviene che un poco,

mosca importuna, la noia

scacci via, né caffè, né spezieria

saprei, pur con indosso

tanta soma, lasciare,

né per le mie passeggiate solitarie

le vie stese sui prati al sole

e ai ventilati silenzi.

Longevità, tranquillo approdo

nella cala degli anni senza vento,

dondolio lene lento

sull'onda che piano si sfa.

 

Un buon bicchiere e un libro

di te, Poesia, nutrito,

o di sapere antico, amici, amici,

anzi i più cari amici, libri e vino,

io del lungo cammino

prossimo alla mèta oramai, ma stanco

non anco, so ben che mi sarebbero... ;

a quei due o tre vecchietti del paese

giocatori di briscola e scopone.

E nulla più vi domando, Gesù,

oh nulla più!