SUL GREPPO

 

Sedere sopra questo

aereo greppo

come il ragazzo

guardiano di capre;

 

(ignoto e ignaro soffia

neI sufilo che or ora

canna e coltello

s' è acconcio)

 

questo fragile fremito

di foglie ascoltare,

bere questo vino solare

ch'empie sino all'orlo la coppa

diafana della mattina,

di te, del tuo nome, fiato

sparso di fiore,

nulla ricordandomi più,

guarito alfine della

tua spina acuta,

o lontana,

o perduta!

RAMMARICO

 

Un' ora: 1' ora d' un chiaro

giorno d' acque e cieli, teco

non colta, molto amato amore, tutta,

dal cuore oggi che gramaglie inverno

di serotini ombre a me butta,

mi pende, beffardo talismano,

a scorno.

INUTILMENTE

 

Viene a questa rimota balza

vento di valle a quando

a quando. Fiato. Non piú. Allora

sommesso vocío tra le foglie

(qualcuna,

ecco,

si stacca)

trema la vetta del rovo, l'ombra,

1' erba smagrita al sasso ciniglia.

Poi, quiete. Una memoria appena

Ia vita, come d'un giorno che si chiuse

facendo le campagne dorate.

 

Ma inutilmente la mia pena

cercai lasciare, spina tra spine, ,

quassù.

SMARRIMENTO

 

Buie le strade. E incantate di sonno.

Non girano che ombre di morti

a quest'ora, malandrini e cani di nessuno.

                          Amore, dove mi porti?

 

Ho paura, paura di seguirti

per questi ch'io non conosco angiporti.

Scambiato sarò dalla ronda per ladro.

                           Dove, dove mi porti?

 

Fammi, ti supplico, tornare. E' tardi.

Ora i miei bimbi dagli angeli scorti

dormono : sereni su prati d' ombra .

                        Amore, dove mi porti?

 

Triste mi fai sino alla morte. Non posso.

Lacci de' tuoi più forti

mi avvincono. Spezzarli. . . mai!

Dove, dove mi porti?

STAMANI

 

Qualcuno stamani

mi ha buttato una rosa:

rosa bianca, da un orto.

Chi non so. Vado ignoto

per sentieri di silenzio

ignoti al mio passo.

E avrei voluto raccoglierla.

Mi son chinato

a raccoglierla:

rorida, bella, come sanno

esser belle le rose adolescenti.

Ma una voce (dal cuore, o fuori

di me?): "Vecchio!"

ha grugnito. E subito mi sono

voltato, quasi che

quella parola così irta

degli aculei del tempo,

e così mia, mi avesse ferito.

No, non passava alcuno.

Soltanto lei, lì,

presenza viva, sui sassi.

E l'ho guardata ancora.

Mi ha guardato, forse... Poi,

sotto la soma degli anni

ho ripreso l' andare.

 

SENZ'AFFANNO

 

Di tanta ricchezza, a me,

che importa?

 

Un po’ di cielo fresco

nell'anima, quattro ghiove

al sole, e starmene anch'io,

pipa in bocca, come quell'omino

laggiù, pago, paziente,

ad aspettare che alfine

le anguille, tornati nuvoli

e pioppi entro 1'acqua,

si decidano all'abbocco.

Tirarmi su quando l'ala

della sera passa e spenge

la piana, e rincasare.

Senza noia,

senz'affanno.