Casella di testo: * Luigi Bernardini (detto Gigione) *
Casella di testo: Ho sempre opinato che l'estro poetico in anime rudi di lavoratori non sia se non rare volte virtù solitaria, ma che ìnvece esso si accompagni a doti riposte di carattere che fanno dell'operaio dalle mani grosse e indurite dal lavoro un tipo d'uomo, oltrechè amabile nei modi, sobrio e retto nei comportamenti della vita.  E sono lieto di sapere dalla viva voce di chi personalmente conobbe Luigi Bernardini, soprannominato per la sua grossa corporatura Gigione, che la mia opinione pur nel caso specifico di lui non soffre smentita, anzi sì avvalora di un mirabile esem. pio, perchè, galantuomo, questo Gigione fu quanto povero e laborioso (che equivale a dire molto galantuomo).
Egli nacque dal popolo più minuto e negletto nel 1816.
Sebbene tra i suoi versi non manchino le composizíoni elegiache o comunque di seria intonazione, al pari di quasi tutti i poeti del suo stampo appariva portato piuttosto a motteggiare e a scherzare, o, in altre parole, a rilevare dai casi della propria e della altrui vita il lato comico.  Suo mestiere fu quello di scalpellatore di macine: mestiere rude e faticoso quanc altri mai, che le più volte si esercita al sole e al vento lungo i fluuái ove sorgono i molini ed i frantoi per i cui ingranaggi appunto, le macine, vengono a suon di martello, di Scalpello e di muscoli acconciate.  Ma la Musa (e chi non lo sa?) di preferir questo a quel ceto di persone, ovvero il palazzo al tugurio, non dimostra affatto; sicchè, pur non disdegnando le belle vesti luccicanti di che massime oggigiorno è coperta dai poeti inamidati, impomatati e inguantati, ama non di rado indossar mezzalana e rigatino e, così vestita, assidersi presso la buona povertà del focolare o sulle soglie logore della porta di casa, donde si gode l'aria e l'ombra e la vista dei cieli perenni.
Copiosa la produzione poetica di Luigi Bernardini non fu; nè poteva essere, quando si consideri 'che ben altro che versi berneschi occorre a procacciar pane ai figlioli; inoltre, di quanto egli scrisse, ben poco venne divulgato per le stampe (il Testamento e qualche sonetto per nozze o per solennità religiose) talchè oggi, a un quarantennio appena dalla sua dipartita, difficile anzichè no è il ritrovare composizioni di lui.
Visse sino -all'età di 70 anni.
Casella di testo: LA PREDICA
sul Giudizio Universale

Pensa stolto e ostinato peccatore
Al giorno universal, giorno dolente,
Quando sarà sul trono il Dio vivente
Giudice di vendetta e non d'amore.

Un solo sguardo incuterà timore
All'empio, allor che gli sarà presente:
Al grido di pietà, pietà non sente
L'offeso ed oltraggiato Redentore.

Nella valle di pianto sarà data
La gran sentenza con severi accenti,
Sentenza che dirà, ferma e spietata:

“Andate, o rei, fra le perdute genti;'
Venite, o giusti, alla magion beata
Con gli eletti, nel regno dei contenti “
Casella di testo: L’ETA’ MIA

A un tal che mi chiedea : Quant'anni avete?
Gli risposi: Nacqui io di primavera,
Di marzo, un giorno che mettea bufera
E la notte passò quattro comete.

Non so se mi allibrò neppure il prete
Ma potete sentir da toga nera
Oppur sentir la vecchia mia mogliera,
E dall'uno o dall'altra lo saprete.

Dopo il mille so ben, nel secol nono
lo nacqui, questo è quel che dir vi posso,
Chè per dir le bugie nato 'non sono.

Ho paura di fare il viso rosso.
A me dovete dir chi ci ha il vin bono
E non degli anni che mi trovo addosso.